Sabato 30 giugno a Genova è una ricorrenza parecchio sentita e al parco del Peralto, dal parcheggio sotto la polveriera, i ragazzi dello spazio occupato Aut Aut 357 e quelli del c.s.o.a. Zapata organizzano una giornata di concerti, banchetti, cena… e teatro. Alle 21:00 circa, io e Giacomo Lepri (al piano, al clarinetto e al pandeiro) metteremo in scena per questa occasione IL GRANDE TEMPIO.
Il 30 giugno 1960 si è convocato a Genova il sesto congresso del Movimento Sociale Italiano e la città ha reagito con un corteo indetto dalla Camera del Lavoro e appoggiato dall’opposizione di sinistra. Genova partigiana è scesa in strada, per mostrare che nulla si avesse a che fare con coloro che stavano presiedendo a quel congresso. Erano altri anni, altri malesseri, altra storia, ma le reazioni ai cortei sono simili a quelle di oggi. Ci furono degli scontri. Tutto ebbe inizio quando le forze dell’ordine cercarono di disperdere con degli idranti dei manifestanti che stavano cantando inni partigiani (!). Dopodiché i manifestanti si armarono con attrezzi da lavoro, mentre le forze dell’ordine cominciarono a sparare dei colpi intimidatori (!!!), oltre ad usare lacrimogeni e manganelli. Insomma: violenza. Che è quello che avviene anche oggi. Camionette della celere incendiate, persone ferite (di cui una per un colpo da arma da fuoco) e tutto ciò che succede spesso nelle manifestazioni. La working class, quella che crede di cambiare le cose in un pomeriggio di sfilata e quella che crede di difendere il popolo e la costituzione (o almeno così hanno detto loro), che si picchia a vicenda, mentre i potenti stanno a guardare (e a sghignazzare). Tanto l’opinione pubblica non ci vuole niente a influenzarla e, allora come oggi, la notizia fu raccontata dai giornalisti. Ecco qui come vengono raccontati gli scontri da Indro Montanelli, allora al Corriere della Sera:
Giovanotti muscolosi si applicavano a divellere cassette di immondizie, a staccare dalle pareti di un portico riquadri con i programmi dei cinematografi, a spaccare i cavalletti che recingevano un piccolo cantiere di lavori in piazza De Ferrari. Nelle mani dei manifestanti comparvero, stranamente, bombe lacrimogene. La sassaiola contro la polizia era incessante. Un agente fu buttato nella vasca della fontana di piazza De Ferrari, altri vennero colpiti dalle pietre e andarono sanguinanti a medicarsi.
Per la cronaca: il comandante della celere finito dentro la fontana e altri agenti rimasti isolati e soggetti alle violenze sono stati portati in salvo da alcuni manifestanti (ma questo sui giornali è stato omesso…)